Il maiale nano vietnamita, un nuovo amico - Cose di Casa

2022-11-07 16:42:13 By : Mr. David Chen

Il maiale nano vietnamita forse non è il primo animale da compagnia a cui pensare, ma certamente può diventare una presenza importante con cui instaurare una bella relazione. Attenzione però a fare i passi giusti: dall'alimentazione alla "cuccia" da allestire, questo ungulato ha esigenze precise che vanno sempre rispettate.

Allevare il maiale non come animale da reddito, ma come animale da compagnia è un’idea assai più antica della comparsa del maialino vietnamita proposto come pet negli anni ottanta negli Stati Uniti. Basti pensare che già nel Medio Evo alcuni suini erano allevati per la ricerca del tartufo al posto dei cani e che tutti i maiali erano tenuti allo stato brado e non confinati in recinti, vivevano quindi in mezzo agli uomini. Oggi chi non dispone di grandi spazi dovrà scegliere razze di sviluppo limitato e lento: prima fra tutti il maialino nano vietnamita.

Il nanismo è un carattere genetico che nel suino compare con una certa frequenza e che è stato già selezionato in passato più volte. Il maiale nano è perfetto per tutte quelle situazioni dove non si dispongono di grandi spazi e l’animale deve convivere con l’uomo.

Piccolissimo quando acquistato, il maiale nano vietnamita nel tempo raggiunge una stazza non trascurabile. Capace di superare con una certa facilità i 15 anni di vita può raggiungere un peso fra i 50 e i 100 kg. Il completo sviluppo si raggiunge in genere al terzo anno di vita, ma non mancano casi in cui l’accrescimento in altezza continuano fino al quinto. Il grosso dello sviluppo avviene nel primo anno di vita ed è normale che un giovane animale superi i 20 centimetri d’altezza al garrese e i 20 kg di peso. Le dimensioni e il peso sono molto influenzati dall’alimentazione, non solo in termini di quantità, ma anche di qualità perché il suino è particolarmente sensibile alla carenza di alcuni aminoacidi, lisina in primis. Un nano vietnamita alimentato in buona parte con scarti dell’orto e della mensa raggiunge i dati forniti sopra, alimentato con mangimi specifici per suini in accrescimento valori quasi doppi.

Conoscere questi dati serve a capire che non sarà possibile tenerlo in casa per molto tempo, ma avremo bisogno di un ampio giardino con uno spazio dedicato o di un terreno agricolo dedicato.

Animale intelligente, capace di una forte capacità di socializzazione e di riconoscere tutti i componenti della famiglia, il nano vietnamita, come tutti gli altri suini, ha non poche controindicazioni come pet. Ha bisogno di spazio, è un animale territoriale e può mostrarsi poco socievole con gli estranei, fino a mostrare una certa aggressività nei confronti di chi entra nel suo spazio vitale, ha una modalità di esplorazione, ricerca del cibo e gioco che può facilmente diventare “distruttiva” perché l’animale è naturalmente irruento, veloce nei movimenti, si spaventa facilmente, ed è un quintale di peso in movimento che non è facile fermare.

E’ come gli altri grandi animali da compagnia, un cavallo ad esempio, una scelta che ci impegna in prima persona fino a quando l’animale vivrà con noi (e ricordiamo che si tratta di soggetti longevi che possono ad arrivare ai 18 anni di vita) a meno di non demandarne la cura ad altre persone.   In passato, una volta divenuti troppo ingombranti, sono stati rilasciati in libertà dove hanno finito per incrociarsi con il cinghiale che non deve essere considerato una specie a se stante ma una razza di maiale selvatica, quindi capace di incrociarsi con tutte le altre.  

La colorazione classica del nano vietnamita proposto come pet è nero, ma ne esistono altre: bianco, mattone, grigio argento e tutte le loro possibili combinazioni data dai mantelli macchiati e dalla sovrapposizione di cute e setole che possono essere diverse fra loro.

Il muso è leggermente allungato, le orecchie sono piccole e diritte, le zampe corte, la coda termina con un pennello di setole, la schiena è insellata e il ventre prominente. Questa particolare conformazione lo rende inadatto a salire e scendere le scale o a spiccare salti, ad esempio per salire a bordo di un’autovettura. L’unghia è robusta e appuntita capace di segnare profondamente il terreno e rovinare in breve una zona dove l’animale è solito sostare ripetutamente.

 Tutto il corpo è ricoperto da setole la cui lunghezza è influenzata dall’abitudine o meno di vivere all’aperto e dalle temperature esterne. Sono più lunghe e dure negli esemplari che vivono sempre all’aperto e con temperature basse.

Le setole non sono permanenti e anche se vanno soggette ad un rinnovo nel tempo due volte l’anno abbiamo il periodo di muta. In questo l’animale si libera di quelle vecchie sfregandosi contro tutto quello che trova, e senza nessun riguardo.

Accertatevi sempre di portare a casa un animale svezzato con un’età di almeno quaranta giorni. Per trasportarlo utilizzate un trasportino da gatti con stracci sul fondo. Come molti altri animali il primo percorso in macchina potrebbe agitarlo profondamente.

Una volta a casa trovategli uno spazio che inizialmente sia il suo spazio personale, opportunamente confinato con una struttura a cancello, quindi non piena, che consenta all’animale di osservare chi e cosa c’è intorno.

Dotatelo di “una cuccia”, andrà benissimo il trasportino già utilizzato, con stracci ed asciugamani caldi e morbidi. Non preoccupatevi di doverli cambiare spesso perché, contrariamente a quanto si è portati a credere, il maiale è un animale che distingue in modo chiaro, se ha spazio sufficiente, la zona dove mangia, da quella dove dorme, da quella dove si libera: in pochi giorni capirà che la lettiera che gli mettete a disposizione sarà lo spazio dove dovrà defecare. Nella vasca dedicata, bassa e larga, potete introdurre il materiale assorbente che preferite.

Le ciotole per acqua e cibo devono essere pesanti o ancorate a un supporto perché il maiale tende a spostarle e spesso a scaravoltarle: è dato dall’istinto di grufolare con il muso a terra e sollevare tutto ciò che incontra.

Aggiungete giochi come palle o altri sempre con l’avvertenza che non siano così piccoli da essere ingeriti e resistenti.

All’inizio lasciate che sia la sua naturale curiosità a spingerlo verso di voi. Senza forzarlo, fate sì che scopra il piacere del contatto fisico accarezzandolo o grattandolo sulla testa, sulla schiena, sui fianchi. Ricordate che per i suini piccoli è un comportamento naturale fuggire se vi calate dall’alto su di lui: è quello che in natura fanno i più comuni predatori. Prendetelo in braccio solo quando vi avrà concesso confidenza e si sentirà sicuro perché è facile con un guizzo vi sfugga e una caduta da un metro di altezza non sempre è priva di conseguenze.

Come tutti i suini, anche il nano vietnamita cresce a velocità impressionante e in un anno di vita il mini pet è già diventato una presenza impegnativa da sorvegliare perché la sua natura può spingerlo ad arrecare danni senza intenzione agli arredi di casa come al giardino.

Come ogni altro animale deve essere educato così che possa capire cosa è permesso e cosa no. Evitare sempre urla e punizioni, non servono, ma instaurare un legame positivo fra un comportamento corretto o un comando ben eseguito e una gratificazione, per esempio una lode, un grattino o un premio in cibo. E’ importante che tutta la famiglia abbia gli stessi comportamenti, gli stessi comandi.

Il cibo è la chiave di volta del comportamento dei maiali: la loro fame è atavica e sono sempre alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Spostate fuori della loro portata tutto quello che può rappresentare un problema: detersivi, giornali, piante in vaso, cavi elettrici.

I maiali hanno un’energia inesauribile e non possono essere tenuti solo in casa, ma devono avere la possibilità di spostarsi all’aperto dove correre, esplorare, scavare, rotolarsi per terra.

In giardino non si possono lasciare da soli perché senza sorveglianza sono una sorta di disastro annunciato. Scaveranno, mangeranno bulbi, scalzeranno le piante, rovesceranno vasi, rosicchieranno tubi e rami.

La sistemazione migliore sarebbe dedicargli una zona di giardino ben recintata, con una rete interrata per circa quaranta centimetri perché possono scavare con facilità. Popolatela di cespugli robusti che gli diano ombra, di piccoli alberi, di un buon cotico erboso che andrà traseminato di continuo perché il calpestio prolungato lo comprometterà certamente. Predisponete una zona lastricata dove porre i contenitori per acqua e cibo perché se lasciate libere si trasformano in breve in un pantano.

Durante l’estate il suino ha bisogno di bagnarsi in caso di temperature elevate perché non ha un efficiente sistema di termoregolazione mancando di ghiandole sudoripare. Potete risolvere il tutto incassando nel terreno una grande bacinella che funga da vasca.

E’ necessario anche un piccolo capanno dove potrà trovare ricovero nelle ore di sole. All’ingresso ponete un’asse di circa 15 centimetri di altezza: servirà a tenere all’interno la lettiera di paglia asciutta che spargerete sul terreno.

Ricordate di ripulire con costanza l’angolo eletto per l’evacuazione, in questo modo l’animale manterrà pulito il resto dello spazio a sua disposizione.         

Un nano vietnamita alimentato con i resti della mensa, come un tempo si faceva con i suini, non può vivere a lungo perché l’animale sarà soggetto a continue oscillazioni fra eccessi e carenze dei diversi principi nutrizionali.

La scelta migliore è quella di utilizzare un mangime specifico per le diverse fasi: svezzamento fino a due mesi, accrescimento fino a diciotto mesi, mantenimento per il resto della vita. I mangimi nelle diverse fasi diminuiscono il tenore in proteine e grasso, quindi in energia, aumentando la percentuale di fibra.

Il segreto per non fare ingrassare il nano vietnamita è correlare la quantità di cibo somministrato al peso dell’animale. I suini d’allevamento per la produzione di carne ricevono mangime in ragione del 3% del peso, noi ci dovremo limitare alla metà, l’1,5% sempre controllando lo stato di forma dell’animale.

Animali sottoalimentati ed eccessivamente magri mostrano le costole e la struttura ossea non coperta da masse muscolari e grasso, gli animali troppo pingui mostrano fatica nel movimento e occhi infossati nel grasso.

All’inizio è facile pesare il nostro suino ma dopo ci baseremo sulla misura della circonferenza del tronco presa sempre nello stesso punto per essere raffrontabili.

Un nano vietnamita alimentato con eccessiva generosità raggiunge senza fatica i 150 kg di peso.

Come per il cane e gli altri animali domestici, bisognerebbe evitare che ingrassi esageratamente. Si consiglia di distribuire il mangime in due soli pasti il giorno e offrite all’animale come premio solo alimenti poco energetici. Potete dare tutte le verdure fresche e crude che volete (ad esclusione delle patate che sono molto caloriche). Più cautela con la frutta, ricca di zuccheri, banditi cioccolata, cibi cotti, bucce di formaggio.

E, come per i cani, non abituate l’animale a mendicare dalla tavola: non avrete più pace.

 A sorprendervi sarà il fatto che un maiale e un cane hanno bisogno di cure abbastanza simili.

Entrambi devono essere vaccinati secondo le patologie diffuse nel territorio, e sempre per il morbo di Aujesky.

Devono essere lavati solo all’occorrenza e mai troppo di frequente. Con acqua tiepida e uno shampoo non aggressivo, asciugando bene l’animale durante i mesi freddi, e consentendogli di uscire all’esterno solo il giorno successivo.

Spazzolarlo è sempre consigliato per pulirlo, ispezionarlo e per mantenere un legame diretto importante.

Occhi e orecchie vanno ripuliti con regolarità utilizzando una salvietta umida e un prodotto specifico per rimuovere il cerume nei cani.

Al veterinario ci si deve rivolgere per le visite periodiche, la vaccinazione, la sterilizzazione, consigliata per entrambi i sessi, il taglio delle zanne presenti in tutte i maschi di suino indipendentemente dalla razza e la regolazione della lunghezza delle unghie.