Ventilazione meccanica o artificiale: i differenti tipi e le indicazioni

2022-11-07 16:36:03 By : Ms. Natalie Yang

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La ventilazione meccanica è, in molti casi, un trattamento salvavita ed è molto usato soprattutto nei reparti di terapia intensiva con i pazienti più critici, tuttavia non è del tutto esente da rischi e complicanze.

Vista l’anatomia delle vie aeree, che condividono il primo tratto con l’apparato digerente, e le circostanze nelle quali la ventilazione assistita viene impiegata (il paziente presenta solitamente una diminuzione della vigilanza o del grado di coscienza), sono necessarie ulteriori misure per assicurare l’agevole passaggio dell’aria nelle vie aeree ed evitare l’insufflazione di gas nello stomaco e il conseguente riflesso del vomito, che ha come temibile complicanza l’inalazione di materiale solido o liquido nelle vie aeree e una sindrome da distress respiratorio ab ingestis.

Tale tipo di ventilazione viene definita invasiva.

Di norma, l’isolamento delle vie aeree e il collegamento diretto alla sorgente di pressione positiva avviene mediante l’inserimento di una cannula nella laringe attraverso il naso o la bocca, oppure attraverso una tracheotomia.

In altri casi è possibile ricorrere a semplici manovre sulle vie aeree oppure alla maschera laringea che è un sostituto del tubo endotracheale.

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La ventilazione artificiale è spesso un intervento salva-vita, ma non è privo di complicanze anche gravi come lo pneumotorace, la lesione delle vie aeree o degli alveoli, e la polmonite infettiva.

Essendo il caposaldo della terapia intensiva, la ventilazione artificiale nel paziente critico e totalmente dipendente dal supporto ventilatorio pone notevoli problemi etici sull’opportunità di ricorrervi in pazienti molto anziani, con malattie terminali o talmente gravi da configurare una forma di accanimento terapeutico.

Il polmone d’acciaio, conosciuto anche come cisterna di Drinker e Shaw, fu sviluppato nel 1929 e fu una delle prime macchine a pressione negativa per la ventilazione artificiale a lungo termine.

Fu poi perfezionato e utilizzato ampiamente nel ventesimo secolo per le epidemie di poliomielite, che afflissero il pianeta negli anni quaranta.

Si tratta effettivamente di una sorta di cisterna, nella quale il paziente è letteralmente rinchiuso fino al collo, laddove attraverso una guaina di gomma, la testa sporge e le vie aeree vengono messe in diretto contatto con l’aria dell’ambiente.

Mediante un mantice viene generata una depressione all’interno della cisterna, la cassa toracica si espande e si determina una depressione all’interno delle vie aeree del paziente e l’aria ambiente, per differenza di pressione, entra nelle vie aeree e nei polmoni.

L’interruzione della funzione del mantice con il ritorno alla posizione di partenza permette lo svuotamento passivo del polmone.

Il polmone d’acciaio, quindi, non fa altro che riprodurre la meccanica respiratoria, che si osserva in condizioni normali e che una miopatia o una neuropatia rendono impossibile per l’insufficiente funzione dei muscoli della gabbia toracica.

Uno dei grossi problemi e rappresentato dal fatto che anche l’addome si trova nella cisterna e che di conseguenza anch’esso si espande durante l’azione del mantice e crea un sequestro di sangue riducendo il ritorno venoso verso il cuore di destra, situazione particolarmente pericolosa nei pazienti in ipovolemia in cui si può verificare un significativo calo della pressione arteriosa.

Al giorno d’oggi, i sistemi a pressione negativa sono ancora in uso, per lo più su pazienti con insufficienza della muscolatura della gabbia toracica, come nella poliomielite.

La macchina in uso è nota come corazza respiratoria, nel caso questa sia composta da una corazza metallica, mentre prende il nome di Polmone a Poncho nel caso sia costituito da materiali più leggeri e la tenuta stagna è garantita da una giacca esterna.

In entrambi i casi viene coinvolta solo la zona toracica, con interessamento delle braccia e delle gambe, lasciando la possibilità di movimento al paziente.

I moderni ventilatori a pressione positiva derivano dai dispositivi utilizzati nella seconda guerra mondiale per assistere la ventilazione in quota dei piloti di aerei militari.

Il ventilatore lavora insufflando miscele di gas (normalmente aria e ossigeno) a pressione positiva nelle vie aeree del paziente.

L’espirazione è permessa dal ritorno della pressione del ventilatore al livello della pressione atmosferica e dal ritorno elastico dei polmoni e della gabbia toracica.

Se il supporto alla respirazione deve durare a lungo, si ricorrere generalmente alla tracheotomia ed all’inserimento di un tubo in trachea attraverso il collo.

La ventilazione artificiale è indicata negli interventi chirurgici che prevedano la curarizzazione del paziente con conseguente paralisi muscolare e nel momento in cui la respirazione spontanea del paziente non è in grado di mantenere le funzioni vitali.

La ventilazione può essere distinta in due tipologie principali:

B) ventilazione con ventilatore meccanico. I ventilatori meccanici vengono classificati in:

La ventilazione meccanica è un trattamento sicuro, tuttavia presenta alcuni rischi, tra cui:

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